Il dottorato di ricerca è una buona idea? Prospettive e opportunità
Hai concluso il tuo percorso di studi, completando sia la laurea triennale che la specialistica, e ti stai chiedendo se il dottorato di ricerca è una buona idea? Bene, sappi che sei in buona compagnia, perché sono diversi i neolaureati che desiderano proseguire la loro carriera all’interno del mondo accademico, ma si chiedono se investire nella ricerca sia una scelta da prendere in considerazione o soltanto una perdita di tempo.
Certo, la situazione economica e gli investimenti del settore della ricerca oggi sembrano non essere mai abbastanza, ma in realtà ci sono diverse valide ragioni che possono spingere ad intraprendere il dottorato, superando quelli che sembrano potenziali svantaggi.
Vediamo quindi perché conviene intraprendere un dottorato di ricerca e quali opportunità offre questo percorso.
Perché iniziare un dottorato di ricerca
L’obiettivo principale di chi inizia un dottorato di ricerca è dare il proprio contributo alla ricerca accademica. Nella maggioranza dei casi, il dottorato è un requisito fondamentale per chi vuole fare carriera in ambito accademico: si tratta di una vera e propria introduzione al mondo della ricerca indipendente, perché permette di mettersi davvero alla prova dal punto di vista intellettuale, in stretta collaborazione con il proprio supervisore.
I requisiti per accedere ad un dottorato di ricerca sono molti diversi tra le varie università e anche all’interno dello stesso Ateneo ci sono differenze tra i dottorati in diverse materie. In Unicusano, ad esempio, per accedere ad un Dottorato di Ricerca, della durata accademica non inferiore ai 3 anni, è necessario essere in possesso di una Laurea Magistrale o Specialistica.
Solitamente un dottorato di articola in varie fasi, che comportano:
- La realizzazione di ricerche originali e la raccolta dei risultati
- La realizzazione di una tesi che presenti le conclusioni della ricerca
- La stesura della tesi
- La presentazione orale della tesi davanti ad una commissione.
Queste fasi possono variare leggermente a seconda delle materie e delle università, ma solitamente nei tre anni di un dottorato di ricerca a tempo pieno tendono a presentare la stessa sequenza.
Vista la durata, che va dai tre ai quattro anni, e la necessità di scrivere una tesi che offra un contributo originale alla materia oggetto di ricerca, la percentuale di dottorandi che iniziano questo percorso per poi abbandonarlo è molto più alta rispetto ad altri corsi post-laurea.
Tuttavia, negli ultimi anni, assistiamo ad una evoluzione del concetto del dottorato. Se tradizionalmente questo percorso era visto come un necessario processo di formazione per prepararsi ad una carriera nella ricerca accademica, oggi si è consapevoli che lavorare in ambito universitario non vuol dire solo fare ricerca, ma anche insegnare, amministrare dipartimenti e supervisionare altri dottorati.
Il dottorato oggi quindi è visto come un titolo più flessibile: non tutti i dottorandi lavorano nell’istruzione superiore, molti scelgono carriere alternative legate alla materia di specializzazione oppure sfruttano in altri modi le capacità di ricerca avanzate acquisite durante il dottorato.
Meglio il dottorato o un master?
Un dottorato di ricerca richiede senza dubbio un livello di disciplina e di conoscenze specialistiche molto più elevato di qualsiasi master, competenze assolutamente necessarie in molti lavori basati sulla ricerca, specie se si scelgono campi come il diritto, le scienze farmaceutiche, le scienze biomediche e la finanza.
Secondo gli studi in tema di dottorato, i laureati con un dottorato di ricerca guadagnano di più rispetto a quelli con master, con differenze che oscillano da un 7% ad un sostanziale 33%. Il dottorato di ricerca ha un grande valore anche in ambito privato, soprattutto nel settore della ricerca e dello sviluppo industriale. Secondo la rivista Science, infatti, i titolari di dottorato di ricerca in matematica, ingegneria e scienze possono guadagnare fino a 20.000 dollari in più all’anno lavorando per aziende private rispetto a coloro che rimangono nel mondo accademico.
Le opportunità offerte da un dottorato di ricerca
Molte persone ritengono erroneamente che il dottorato di ricerca sia un titolo inutile e una perdita di tempo. In realtà molte aziende concordano sul fatto che i dipendenti in possesso di un dottorato di ricerca siano in grado di apportare un grande valore aggiunto al team, perché hanno la capacità di affrontare i temi più complessi e di sfruttare le loro abilità altamente raffinate.
Inoltre il dottorato oggi si presenta come una qualifica molto più versatile di quanto si creda, perché permette di sviluppare una ampia gamma di competenze trasferibili. Ad esempio, un dottorato può lavorare sia autonomamente che all’interno di un team; può comunicare ottimamente sia oralmente che stilando presentazioni e relazioni scritte; è in grado di rispettare scadenze e sa gestire il proprio tempo in modo ottimale, dando la giusta priorità alle diverse attività. Tutte queste soft skills sono ovviamente accompagnate da specifiche e approfondite competenze tecniche: un mix incredibilmente utile, qualsiasi sia il lavoro che si intraprenderà dopo il dottorato.
Il mercato del lavoro per i dottorandi, quindi è particolarmente diversificato. Molti studenti scelgono di lavorare nell’istruzione superiore, in ruoli che possono prevedere anche posizioni posizioni amministrative e di leadership. Altri decidono di sfruttare le loro competenze di ricerca in altre professioni, come l’istruzione secondaria e superiore, l’impresa privata o la pubblica amministrazione.
La domanda da porsi, quindi, non è tanto se intraprendere un dottorato di ricerca sia una buona scelta i meno, ma se, una volta concluso il dottorato, sia più opportuno scegliere di lavorare nel mondo accademico o nel settore pubblico o privato.
Nonostante i lavori accademici molto spesso non prevedano retribuzioni particolarmente elevante, offrono però innegabili vantaggi, tra cui la possibilità di seguire la tua passione e i tuoi interessi di ricerca, oltre alla possibilità di insegnare e fare da mentore per altri studenti, senza trascurare la libertà di tempo, l’autonomia e la stabilità di questa professione, oltre alla gratificazione di avere un impatto a lungo termine nel proprio settore di ricerca.
Quindi, se ti stai preoccupando per il tuo futuro e stai pensando di abbandonare l’idea di seguire un dottorato di ricerca perché temi una forte concorrenza nelle posizione accademiche, rifletti sul fatto che in realtà questo titolo di studio offre prospettive occupazionali molto diversificate e piuttosto attraenti sotto molti aspetti.
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